Una collezione di racconti realizzata in collaborazione con l’associazione letteraria Il Carro delle Muse, ambientati nel cuore delle Dolomiti.
Pim Pum e Pam
Il gatto Miao si stiracchiò, allungò lo sguardo in direzione di quello strano “riccio verde” di cui la signora Ricciola gli aveva chiesto informazioni. Si rizzò un poco, con aria da esperto intenditore e fissò bene l’oggetto misterioso. Girò il muso verso l’alto, alquanto perplesso e fissò l’albero che ombreggiava quella parte di giardino. Oh, già: aveva capito! Scoppiò subito in una risata convulsa, irrefrenabile, rotolandosi per terra come un matto. Ricciola lo guardava preoccupata pensando che si sentisse male.
Quando, poco dopo, il gatto si fu calmato, lei domandò costernata: “Ehi, per tutti gli Elfi!… cosa le succede, signor Miao, sta poco bene?”. Quello stentava a calmarsi, ma tra una risatina e l’altra, spiegò: “È una castagna… ah, ah, ah!”
“E che bestia è?” Chiedeva lei mortificata.
“Non è un animale, è un frutto molto buono… – spiegò il gatto – prima o poi, però, si aprirà quella specie di guscio spinoso per fare uscire la castagna lucida e scura, che dicono sia molto gustosa!”
Mamma Ricciola lo ringraziò, facendogli i complimenti per la sua cultura… ma poi pensò che quel riccio verde avrebbe potuto essere una bellissima bambola per Pam, che non aveva amichette con cui giocare. Così raccolse il riccio di castagna, lo portò a casa, lo pulì bene fino a farlo diventare lucido e brillante, poi lo diede alla piccolina che non stava più nella pelle per la felicità. A volte Pam si rifiutava di uscire per continuare a coccolare la sua bambolina verde, che aveva chiamato Rirì. Le parlava, le spiegava quello che aveva appena imparato… e le cose proseguirono felicemente per un bel po’. Un giorno, però, la bambola si ruppe, uscì uno strano oggetto di color marrone che uno scoiattolo velocissimo catturò e mangiò, prima ancora che Pam capisse cosa stava accadendo. La bambola era ridotta a pezzi e la piccola incominciò a piangere senza darsi pace.
Papà Ricciolo, carico di provviste, rientrando da una giornata di lavoro, trovò Pam a casa da sola che piangeva. Era molto stanco perché, di giorno, tutta quella luce lo abbagliava. Chiese cosa fosse accaduto, tentò di aggiustare l’involucro spaccato della castagna, ma non vi riuscì. Era molto dispiaciuto, aveva sempre avuto un debole per la piccola Pam e, inoltre, si avvicinava il Natale e desiderava che tutti fossero felici e contenti. Malgrado avesse pensato a ogni possibile soluzione per consolarla, però, non era riuscito a trovarne una che lei accettasse. Era avvilito e stanco e invano si sforzava di placarne il pianto. A nulla servivano i gustosi semi e i deliziosi vermicelli: lei non voleva saperne di niente, rivoleva solo la sua bambola. Papà Ricciolo era sempre più triste e, sulla soglia di casa, mentre aspettava il rientro del resto della famiglia, pregò gli Elfi che lo aiutassero a far sì che, almeno per Natale, ci fossero serenità e allegria per tutti.
Ricciola con i due maschietti era rientrata, assieme gustarono le leccornie portate dal papà, poi sistemarono in un angolo della tana le scorte numerose e si addormentarono. Solo Pam non chiudeva occhio: singhiozzava nel buio mentre il papà si rammaricava, per non esser capace di tranquillizzare la sua figliola prediletta. Era sceso uno strano silenzio ma, a un tratto, Ricciolo sussultò: vide che la tana si era inspiegabilmente illuminata e Pam dormiva quieta. Si guardò attorno stupito, poi vide una specie di nuvoletta di piume che emanava luce e nascondeva un piccolo viso sorridente.
Udì una vocina flebile: “Non preoccuparti più, mio caro amico… ho sentito la tua preghiera e ho deciso di aiutarti!”
“Chi sei?” Chiedeva Ricciolo smarrito.
“Io sono l’Elfo natalizio – rispose un esserino smilzo dentro la nuvoletta – il mio compito è controllare che, per Natale, tutte le creature siano serene il più possibile…” Attorno alla nuvoletta vorticavano migliaia di stelline fulgide.
“Oh, oh! Ma… che cosa succede?” Ricciolo era smarrito, mentre l’Elfo se la rideva.
“Domani potrai dire a Pam che, per Natale, riavrà la sua bambola… vi aspetto tutti sotto l’albero!” Disse.
“Che tipo di albero, Elfo?” Chiese il riccio.
“Non potrete sbagliare!” Rispose l’altro con un’occhiata ammiccante e dileguandosi nel buio.
Ricciolo, sulle prime, pensò di aver sognato ma, convinto che è sempre meglio obbedire agli Elfi perché sanno quello che fanno, decise che il giorno dopo avrebbe parlato a Pam della sua bambola. E così fece. Appena svegli, prese in braccio la piccola e le disse: “Ora smetti di piangere, cara, perché un Elfo natalizio mi ha promesso che riavrai la tua bambola la sera di Natale.”
“E, quand’è Natale?” Continuava Pam con il suo piagnisteo.
“Tra pochi giorni, quando tutto il mondo lì fuori scintillerà di luce.” Rispose il papà. Pam si quietò e, con tanta pazienza, la famigliola si dispose ad aspettare il miracolo dell’Elfo.
“Come capiremo di che albero si tratta?” Chiese Pam, che non aveva mai smesso di piangere.
“Non lo sappiamo – risposero mamma e papà – perché un Elfo non rivela mai i suoi segreti, ma se dice che non potremo sbagliare, così sarà.”
Dopo pochi giorni, incominciò un gran tramestio in giardino. Un grande pupazzo di neve con il suo cappello a cilindro, la sciarpa a quadrettoni e la pipa, era comparso vicino agli alberi, mentre il giovane abete azzurro a fianco del castano, si stava riempendo di decorazioni, di oggetti colorati appesi ai rami cosparsi di lucciole e di filamenti scintillanti. La famigliola dei ricci era molto agitata.
“Eccolo! È quello l’albero! – Esclamò felice papà Ricciolo – Ma dovremo aspettare il buio.”
C’era aria di festa, nella palazzina degli umani, tutte le luci di casa e del giardino erano accese. Pam aveva gli occhi grandi per lo stupore: sui rami dell’abete, a turno, candeline si accendevano e si spegnevano con luci di mille colori diversi… e, dai rami, pendevano tantissime palline grandi, piccole, rosse, gialle, blu, d’oro, d’argento, ma…
…sul ramo più basso, luccicava una pallina strana, di un vivace verde brillante, morbida come gomma, ma coperta di aculei flessibili… e del tutto identica alla sua Rirì…
“Eccola!” Gridò Pam, finalmente felice, staccando l’oggetto dall’abete e scoppiando in mille risatine, rotolandosi sull’erba per la gioia, con la sua bambola stretta fra le zampette.
Lì, in basso, anche Pim e Pum trovarono doni interessanti… palle luccicanti di ogni colore, grandezza e tipo con cui giocare a football. Ricciolo trovò, invece, un bel berrettino con un’ampia visiera, così avrebbe potuto gironzolare all’aperto anche di giorno senza restare abbagliato. Per Ricciola, una borsetta elegante ma piena di leccornie, era in bella vista tra le decorazioni. Lei gioì, pensando a quanto l’avrebbero invidiata le sue amiche vedendola così elegante!
“Grazie, Elfo… non siamo mai stati così felici!” Gridarono tutti assieme ricci e riccetti, guardando verso l’alto e cercando nel cielo la sagoma di quel provvidenziale misterioso amico…
…una cometa attraversò velocemente la volta stellata, parve fermarsi sopra l’abete azzurro lasciando cadere milioni di lucciole e sparì, di là dell’orizzonte
Loredana Reppucci
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Illustrazioni di Sara Sieff
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