Una collezione di racconti realizzata in collaborazione con l’associazione letteraria Il Carro delle Muse, ambientati nel cuore delle Dolomiti.
Cose da cirmoli!
Cirmolone e Cirmoletto si stavano godendo quella bella giornata di sole. Un venticello garbato accarezzava le loro cime flessibili e fiere. Era davvero meraviglioso osservare quello che accadeva attorno a loro, quando quei raggi caldi frugavano tra i rami: gli uccellini incominciavano a fare un concerto infinito di cinguettii famelici e frotte di genitori, dai loro nidi tra le fronde, spiccavano voli a turno per portar loro il cibo. Gli scoiattoli si dondolavano tra le pigne e saltellavano da un albero all’altro come se volassero, i funghi crescevano vicino alle radici e lo facevano così in fretta, da urtarsi l’un l’altro sgomitando, mentre i due pini ridevano allegramente per il solletico che l’attività frenetica di quelle piccole creature procurava loro.
Ma poi, quando il sole era più alto nel cielo, passavano gli Elfi e allora era davvero un paradiso! Perché gli Elfi Silvani sapevano fare di tutto: erano maghi, medici, indovini… ogni mattina controllavano che tutti gli alberi del bosco stessero bene: se la terra era troppo asciutta, si tiravano dietro qualche nube carica di pioggia per farne rovesciare l’acqua. Dovevano stare attenti, però, perché se ne versavano troppa, le altre creature del bosco dovevano scappare a ripararsi nelle loro tane, proprio quando era ora di andare a caccia… eh, non era un mestiere tanto facile quello degli Elfi!
Cirmoletto era molto giovane, ma gli piaceva molto ascoltare i racconti di nonno Cirmolone. Soprattutto quando gli parlava di quegli strani esseri – lui li chiamava umani – che sembravano non accorgersi di quanto fosse bello e accogliente il loro bosco. Gli raccontava che alcuni di questi esseri sapevano perfino volare con una bellissima ala grande e colorata! Andavano in alto, si dondolavano in mezzo alle nuvole, passavano come angeli sopra di loro e non facevano fracasso come quegli uccellacci di ferro che attraversano sempre il cielo impestando l’aria di fumo.
Uno di questi umani aveva salvato la vita al fratello di Cirmolone e, poi, lo aveva istruito e ripulito con tanto amore e se l’era portato nella sua casa, dove Leucippo (così si chiamava il fratello del nonno) viveva ancora da gran signore, circondato da persone gentili che lo rispettavano e lo ammiravano.
“E zio Leucippo, come conobbe quell’umano?” Chiese Cirmoletto.
“Glielo aveva mandato Ariel, uno dei nostri Elfi.”
“E cosa faceva?”
“Quell’umano è un artista… si chiama Filippo.”
“Un umano, artista?”
“Sì… perché, quando una creatura – umana o no – rispetta l’ambiente e i boschi, gli Elfi le regalano doti speciali, le confidano alcuni segreti e le insegnano molte cose importanti della loro misteriosa saggezza!”
“Ma non mi avevi detto che questi esseri rovinano il bosco?”
“ Ci sono umani e umani: alcuni di loro vengono a curarci, a portarci i nostri piccoli e a piantarli dove il bosco ne è privo, a toglierci i rami spezzati dal vento… altri, passeggiano tra noi senza arrecare danni, ma alcuni… i più numerosi, purtroppo, sono uomini molto più stupidi e dannosi delle bestie!”
Cirmolone rideva a crepapelle muovendo tutti i rami, nel vedere l’aria stupita e frastornata di Cirmoletto.
“Raccontami degli uomini, nonno!” Implorò il giovane pino.
“Eh… non posso parlarne molto bene – incominciò Cirmolone – perché sono proprio loro a riempire l’aria di fumo e di veleni costruendo quegli uccellacci di ferro che vedi passare così numerosi nel cielo, cancellando pezzi di sentieri profumati per costruire delle grandi strade lisce su cui passano milioni di scatole e scatoloni semoventi che impestano questa meravigliosa aria che, qui, sa di sole e di fiori.”
“Perché lo fanno, se staranno male anche loro?” Chiese Cirmoletto interessato.
“Te l’ho detto: perché sono stupidi, anzi stupidissimi!” Cirmolone scuoteva la sua folta testa di un bel verde cupo e suo nipote aveva l’aria sorpresa e smarrita. Il nonno continuò:
“Un Elfo me lo spiegò molti anni fa: gli umani non si sentono parte della Natura – eppure senza di questa non vivrebbero neppure un istante – così la depredano, la modificano, la maltrattano finché questa si ribella e l’aria si avvelena, l’acqua s’inquina, saltano fuori brutte malattie… purtroppo ne andiamo di mezzo anche noi, che passiamo le notti a rigenerare l’ossigeno che serve loro per respirare, neutralizzando l’anidride carbonica che li ucciderebbe!”
“Raccontami nonno, ti prego – Cirmoletto era tutto eccitato – come facciamo, noi, a trasformare una cosa che fa morire in un’altra che fa vivere?”
“È un vero miracolo della Natura, mi disse l’Elfo… te lo racconterò stasera, ora lasciami godere il sole!”
Ma poi, quando il sole era più alto nel cielo, passavano gli Elfi e allora era davvero un paradiso! Perché gli Elfi Silvani sapevano fare di tutto: erano maghi, medici, indovini… ogni mattina controllavano che tutti gli alberi del bosco stessero bene: se la terra era troppo asciutta, si tiravano dietro qualche nube carica di pioggia per farne rovesciare l’acqua. Dovevano stare attenti, però, perché se ne versavano troppa, le altre creature del bosco dovevano scappare a ripararsi nelle loro tane, proprio quando era ora di andare a caccia… eh, non era un mestiere tanto facile quello degli Elfi!
Cirmoletto era molto giovane, ma gli piaceva molto ascoltare i racconti di nonno Cirmolone. Soprattutto quando gli parlava di quegli strani esseri – lui li chiamava umani – che sembravano non accorgersi di quanto fosse bello e accogliente il loro bosco. Gli raccontava che alcuni di questi esseri sapevano perfino volare con una bellissima ala grande e colorata! Andavano in alto, si dondolavano in mezzo alle nuvole, passavano come angeli sopra di loro e non facevano fracasso come quegli uccellacci di ferro che attraversano sempre il cielo impestando l’aria di fumo.
Uno di questi umani aveva salvato la vita al fratello di Cirmolone e, poi, lo aveva istruito e ripulito con tanto amore e se l’era portato nella sua casa, dove Leucippo (così si chiamava il fratello del nonno) viveva ancora da gran signore, circondato da persone gentili che lo rispettavano e lo ammiravano.
“E zio Leucippo, come conobbe quell’umano?” Chiese Cirmoletto.
“Glielo aveva mandato Ariel, uno dei nostri Elfi.”
“E cosa faceva?”
“Quell’umano è un artista… si chiama Filippo.”
“Un umano, artista?”
“Sì… perché, quando una creatura – umana o no – rispetta l’ambiente e i boschi, gli Elfi le regalano doti speciali, le confidano alcuni segreti e le insegnano molte cose importanti della loro misteriosa saggezza!”
“Ma non mi avevi detto che questi esseri rovinano il bosco?”
“ Ci sono umani e umani: alcuni di loro vengono a curarci, a portarci i nostri piccoli e a piantarli dove il bosco ne è privo, a toglierci i rami spezzati dal vento… altri, passeggiano tra noi senza arrecare danni, ma alcuni… i più numerosi, purtroppo, sono uomini molto più stupidi e dannosi delle bestie!”
Cirmolone rideva a crepapelle muovendo tutti i rami, nel vedere l’aria stupita e frastornata di Cirmoletto.
“Raccontami degli uomini, nonno!” Implorò il giovane pino.
“Eh… non posso parlarne molto bene – incominciò Cirmolone – perché sono proprio loro a riempire l’aria di fumo e di veleni costruendo quegli uccellacci di ferro che vedi passare così numerosi nel cielo, cancellando pezzi di sentieri profumati per costruire delle grandi strade lisce su cui passano milioni di scatole e scatoloni semoventi che impestano questa meravigliosa aria che, qui, sa di sole e di fiori.”
“Perché lo fanno, se staranno male anche loro?” Chiese Cirmoletto interessato.
“Te l’ho detto: perché sono stupidi, anzi stupidissimi!” Cirmolone scuoteva la sua folta testa di un bel verde cupo e suo nipote aveva l’aria sorpresa e smarrita. Il nonno continuò:
“Un Elfo me lo spiegò molti anni fa: gli umani non si sentono parte della Natura – eppure senza di questa non vivrebbero neppure un istante – così la depredano, la modificano, la maltrattano finché questa si ribella e l’aria si avvelena, l’acqua s’inquina, saltano fuori brutte malattie… purtroppo ne andiamo di mezzo anche noi, che passiamo le notti a rigenerare l’ossigeno che serve loro per respirare, neutralizzando l’anidride carbonica che li ucciderebbe!”
“Raccontami nonno, ti prego – Cirmoletto era tutto eccitato – come facciamo, noi, a trasformare una cosa che fa morire in un’altra che fa vivere?”
“È un vero miracolo della Natura, mi disse l’Elfo… te lo racconterò stasera, ora lasciami godere il sole!”
Loredana Reppucci
Link: (https:// www.ilcarrodellemuse.com/ lideatrice/ )
Illustrazioni di Sara Sieff
Proprietà riservata
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Illustrazioni di Sara Sieff
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